Da George Clooney a Julia Roberts ed Emma Stone, star e autori sul tappeto rosso del lido. Attesi Del Toro, Bigelow, Lanthimos, Herzog, Park Chan-Wook, Van Sant, Ozon, Baumbach. Tra gli italiani, apertura con “La grazia” di Sorrentino; in arrivo Rosi, Bellocchio, Guadagnino, Samani, Di Costanzo, Marcello, Capuano, Marenco, Vicari, Di Gregorio
Venezia – Guai chiamarlo festival, Venezia ha sempre ospitato una “Mostra”, proprio in linea con le altre esposizioni della Biennale: un evento capace di celebrare il cinema come forma d’arte e quindi accogliere il meglio di quanto ideato in tutto il mondo. E l’edizione 2025 della Mostra del cinema di Venezia, diretta ancora una volta da Alberto Barbera, dal 27 agosto al 6 settembre trasformerà il Lido in un potentissimo contenitore di visioni, idee, storie, autori e grandi star. Con un palinsesto di film, a partire dal concorso giudicato dal regista Alexander Payne, che sembra destinato a scatenare deliri cinefili: autori al loro apice, divi in nuovi e insoliti ruoli e storie che promettono di scuotere le coscienze, indagando le nuove rotte del vivere in un pianeta mai come ora in fibrillazione.

Ad aprire la kermesse, il 27 agosto, sarà “La Grazia” di Paolo Sorrentino con Toni Servillo ad animare il primo red carpet. In gara anche “Elisa” di Leonardo Di Costanzo, “Duse” di Pietro Marcello, “Un film fatto per Bene” di Franco Maresco e “Sotto le nuvole” di Gianfranco Rosi.
In laguna arriveranno registi come Kathryn Bigelow con “A House of Dynamite” su un nuovo spettro atomico, Guillermo del Toro con l’attesissimo “Frankenstein”, dieci anni di lavoro e una produzione ambiziosa targata Netflix, quindi Yorgos Lanthimos che richiama al suo fianco Emma Stone in “Bugonia”, e poi Jim Jarmusch che approda in concorso con il film a episodi “Father Mother Sister Brother”; a 20 anni da “Lady Vendetta”, Park Chan-wook torna a Venezia con “No Other Choice” dominato da uno dei protagonisti di “Squid Game” Lee Byung-hun; in gara il nuovo adattamento da “Lo straniero” di Camus firmato da Francois Ozon con “L’etranger”; il dramedy di Noah Baumbach “Jay Kelly” con George Clooney, Laura Dern, Adam Sandler e la figlia di Bono, Eve Hewson. Farà sicuramente discutere “The voice of Hind Rajab” della regista tunisina Kaouther Ben Hania che ricostruisce un fatto di cronaca accaduto il 29 gennaio 2024 quando i volontari della Mezzaluna rossa ricevettero la telefonata di una bimba, rimasta intrappolata in un’auto a Gaza, unica sopravvissuta della sua famiglia che tentava la fuga dopo un attacco dell’esercito israeliano. A Venezia non mancherà il regista Laszlo Nemes (“Il figlio di Saul) con “Orphan”: costruito sui ricordi e l’esperienza di suo padre nei giorni dopo la rivolta ungherese, è la storia ragazzo che aspetta il ritorno del padre.

In totale, 21 film in corsa per il Leone d’Oro, affiancati da un Fuori Concorso di grande appeal, dove svetta “After the Hunt” di Luca Guadagnino che porta alla Mostra, per la prima volta, Julia Roberts nei panni di una docente pronta a difendere un collega (Andrew Garfield) accusato di molestie sessuali verso una studentessa (l’astro nascente Ayo Edebiri, la chef a fianco di Jeremy Allen White nella pluripremiata serie “The Bear”). Da non perdere il Leone d’oro alla carriera a Kim Novak cui viene dedicato “Kim Novak’s Vertigo” di Alexandre Philippe, l’omaggio all’amico designer Marc Jacobs di Sofia Coppola e il “viaggio” sulle tracce di una mandria fantasma nella giungla angolana del leggendario regista tedesco Werner Herzog in “Ghost Elephants”.

TRA DIVI E FILM
Non solo Julia Roberts, Emma Stone e George Clooney ad animare il red carpet del Lido, ma anche Cate Blanchett anima del film di Jarmush, Jude Law nei panni di Putin in “Il mago del Cremlino” di Assayas, la coppia Dwayne Johnson ed Emily Blunt in “The smashing machine “ di Benny Safdie sul leggendario campione di lotta libera Mark Kerr. E poi Oscar Isaac nel “Frankestein” di Del Toro; Amanda Seyfried nel musical sulla fondatrice di una setta religiosa del Settecento “The testament of Ann Lee” di Mona Fastvold; Al Pacino coprotagonista di due dei titoli più attesi fuori concorso, il thriller “Dead Man’s Wire” di Gus Van Sant con Bill Skarsgard e il corale “In The Hand of Dante” di Julian Schnabel, girato in parte a Venezia, con un super-cast che comprende, fra gli altri anche Oscar Isaac, Martin Scorsese, Jason Momoa, Gal Gadot, John Malkovich, Franco Nero, Sabrina Impacciatore. “Chien 51” di Cédric Jimenez, che chiuderà la Mostra, si affida a una squadra nutrita di divi d’oltralpe fra i quali Gilles Lellouche, Adele Exerchopoulos e Louis Garrel. Chris Pine è tra gli interpreti dell’opera seconda di Carolina Cavalli, “Il rapimento di Arabella” accolto in Orizzonti. Nella stessa sezione Willem Dafoe compare nei panni di un direttore d’albergo in “The Souffleur” di Gaston Solnicki e di un poeta in “Late fame “di Kent Jones. Noomi Rapace sarà poi una Madre Teresa di Calcutta inedita in “Mother” di Teona Strugar Mitevska.

LA PATTUGLIA ITALIANA
Sono 5 i film italiani in concorso all’82. Mostra, un bel numero di autori che va ad unirsi agli altri registi ospitati nelle sezioni collaterali. Ad aprire la kermesse, il 27 agosto in sala Grande, ci sarà Paolo Sorrentino, con l’amico Toni Servillo, nel nuovo “La grazia”, storia top secret incentrata sugli ultimi giorni di una fittizia presidenza italiana, che approfondisce temi di potere, eredità e trasformazione personale.
Nella competizione ufficiale ci saranno anche “Duse” di Pietro Marcello con Valeria Bruni Tedeschi nei panni della Divina; quindi “Elisa” di Leonardo Di Costanzo che ruota attorno a una donna, Elisa (Barbare Ronchi), incarcerata per il brutale omicidio della sorella si cui non ricorda quasi nulla; Franco Marenco, in “Un film fatto per Bene”, rende omaggio all’eredità di Carmelo Bene esaminando l’impatto della sua opera e riflettendo sull’ evoluzione del cinema italiano. Ci sarà anche “Sotto le nuvole” di Gianfranco Rosi, sguardo intimo in bianco e nero sulla vita quotidiana attorno al Golfo di Napoli, tra il Vesuvio e i Campi Flegrei. Fuori concorso, accanto a Luca Guadagnino, ecco Antonio Capuano con “L’isola di Andrea”, storia di una separazione dolorosa e di un bimbo conteso con Teresa Saponangelo e Vinicio Marchioni. “Il maestro” di Andrea Di Stefano, con Pierfrancesco Favino, è una commedia all’italiana su un maestro di tennis incapace e un adolescente privo di talento, interpretato da Tiziano Menichelli alla sua prima prova. Sempre fuori concorso ecco “La valle dei sorrisi” di Paolo Strippoli con Michele Riondino, Roberto Citran e Paolo Pierobon ambientato in una valle del Friuli Venezia Giulia dove tutto non è quel che sembra.
Nella sezione Orizzonti da non perdere “Un anno di scuola” di Laura Samani, autrice-rivelazione con “Piccolo corpo”: il film, tratto dall’omonimo romanzo di Giani Stuparich ma ambientato ai giorni nostri, racconta di come l’arrivo di una nuova ragazza svedese porti scompiglio in un una classe di soli maschi, tra desiderio e amicizia. Quindi “Il rapimento di Arabella”, secondo film di Carolina Cavalli che torna a dirigere Benedetta Porcaroli dopo l’esordio “Amanda”. Daniele Vicari si presenta a “Venezia Spotlight” con “Ammazzare stanca” guidando un bel cast di attori (da Gabriel Montesi a Vinicio Marchioni, Thomas Trabacchi, Rocco Papaleo) nella storia vera di Antonio Zagari, figlio di un boss calabrese che negli anni Settanta si ribella e si rifiuta di seguire le orme del padre. Le Giornate degli Autori si chiudono infine con Gianni Di Gregorio che torna a Venezia dopo la vittoria del Leone del Futuro con “Pranzo di ferragosto” (2008): in “Come ti muovi sbagli” dà vita a una commedia aggraziata che osserva la vita monotona e serena di un professore in pensione (lo stesso Di Gregorio) che viene scombussolata dall’arrivo inaspettato e dirompente di figlia (Greta Scarano) e nipotini.
LA SERIALITÀ
La serialità si conferma un tassello molto importante per Venezia: quattro le serie presentate alla Mostra a partire da “Portobello” di Marco Bellocchio che racconta la vicenda del presentatore televisivo Enzo Tortora, parabola tragica della caduta di un uomo innocente. Stefano Sollima si misura con “Il mostro”, miniserie in quattro episodi che ricostruisce i primi sospettati, gli arrestati, i condannati poi rivelati innocenti per i delitti del “mostro di Firenze” che si arresta alla vigilia dell’ingresso di Pacciani. Le altre serie sono “Un prophète” di Enrico Maria Artale ed “Etty” del regista Hagai Levi (che aveva realizzato Scene da un matrimonio), tratto dai diari della scrittrice ebrea olandese Etty Hillesum sotto l’occupazione nazista.
C.Ca.
