Bologna – Ineguagliabile dispensatore di doni, il caso ha voluto che la visione della Santa Giovanna dei Macelli di Brecht nella nuova versione di Davide Sacco e Agata Tomšič / ErosAntEros, sia avvenuta all’Arena del Sole di Bologna poche ore dopo la Fedra di Racine, messinscena da Federico Tiezzi allo Storchi di Modena. Con la memoria e i nervi ancora scossi dai dialoghi raciniani, esempi inarrivabili di “forma drammatica” e di “drammaturgia aristotelica”, l’immersione nell’opera dell’autore che – come scrisse Peter Szondi – tentò di opporre alla drammaturgia «aristotelica» una drammaturgia epica, ha prodotto un effetto di confronto e di contrasto abnormi, illustrando con le parvenze di un teorema i poli opposti di due antitetiche soluzioni formali.
Szondi enunciava quella tesi l’anno della morte dello scrittore di Augusta, il 1956. Sono passati settant’anni, e benché non immune da critiche, provenienti da destra e da sinistra, per circa un trentennio il significato e il peso dell’opera di Brecht apparvero indiscutibili. Negli anni Ottanta e Novanta, tra gli slogan messi in giro con successo da più parti, non solo dalla “profonda filosofia de’ giornali” profeticamente esecrata da Leopardi anticipando di un secolo i francofortesi, cominciò a godere di grande fortuna il luogo comune secondo cui anche Brecht, come il marxismo, era ormai superato. Vituperata e bandita da tempo con l’acronimo thatcheriano «TINA» ogni alternativa al presente modello di società, oggi che non è più altrettanto necessario e di moda abbaiare contro un grande demistificatore dell’ipocrita ferocia capitalistica, va salutata con favore l’idea di ritornare alle sue opere, per rileggerle e riportarle in scena. Non per farsi superficialmente belli con l’ennesima Icona o Santino, ma studiandole con spirito critico.

Santa Giovanna dei Macelli seduto (ph Ivian Kan Mujezinović)


Farlo con la Santa Giovanna dei Macelli è doppiamente interessante. In primo luogo per il valore dell’opera, perché, come alla fine del secolo scorso Sebastiano Timpanaro ribatté con la consueta chiarezza ai detrattori d’allora, è un «dramma che fa “vivere” con assoluta verità e finezza psicologica le figure del grande capitalista, dei piccoli speculatori, della “filantropa” che con tragico ritardo comprende come la carità non risolva nulla, e non idealizza nemmeno gli operai che, ridotti alla disperazione, possono gettarsi in una spietata guerra tra poveri». In secondo luogo perché, tra i capolavori di Brecht, nascendo nel cruciale periodo di transizione della sua vita di uomo e di scrittore, quando attraverso la scoperta del marxismo egli supera alcune tendenze della sua prima produzione, l’edonismo nichilista della giovinezza e parzialmente l’ascetismo pedagogico dei drammi didattici degli anni Venti, la “Santa Giovanna” è un’opera “di confine” che contiene tendenze opposte dei due momenti, determinando notevoli complessità a chi decida di dirigerla e interpretarla.
La descrizione analitica dei vari passaggi del processo capitalistico, dalla sovrapproduzione alla speculazione finanziaria, sopravvivenza non esente da oscurità del pedagogismo dei drammi didattici, è restituito con brio da un cast internazionale che comprende attori sloveni del Mladinsko gledališče, attori del Théâtre National du Luxembourg, tra cui Marco Lorenzini, e gli interpreti italiani Danilo Nigrelli e la stessa Agata Tomšič, in una serie serrata di interventi che intreccia recitazioni dal vivo e in video con momenti live videoripresi e proiettati in diretta su grande schermo, con effetti che sembrano reinterpretare originalmente le teorie brechtiane.


Nel “Breviario di estetica teatrale” Brecht elencava con precisione gli effetti di «straniamento», fondamenti anti-catartici del suo teatro epico. Salvo che per la singolare proposta, oggi fortunatamente anacronistica, di far fumare gli spettatori per alimentarne lo “straniamento”, quegli effetti sono in gran parte applicati nella messinscena di ErosAntERos. Non saprei dire se ne esca sempre conseguito il risultato che l’amico di Brecht, il grande critico Walter Benjamin, indicava come necessario nel teatro epico, il quale «esige un pubblico rilassato, in grado di seguire l’azione con distacco, indotto a una presa di posizione, ma riflessa e quindi rilassata». Aver ideato come dominante segno scenico una vasca da bagno di respingente trasparenza in cui prima il re della carne Mauler (Danilo Nigrelli) si rilassa nudo mentre sconfigge sadicamente gli avversari e dove poi, irrorata di sangue – come invitava a inferirne il contesto “macellaio” – verrà deposta Giovanna Dark, la filantropa sconfitta (Agata Tomšič) mentre grava su di lei una sacca stillante sangue, può sembrare, per quel tanto di estetica para-horror variamente presente nelle pratiche del teatro «d’avanguardia» dell’ultimo mezzo secolo, non si dice incline ad atmosfere prossime al “terrificante”, ma strutturalmente aliene dal «distacco». Così l’idea di interagire con un live concert di musiche originali su testi brechtiani del seguitissimo collettivo musicale sloveno Laibach, data la natura fascinosamente orrorosa delle sue sonorità e della mefistofelica voce del front-man, può aver suscitato nelle fibre di una minoranza della sala, pienissima di pubblico tra cui, mi è parso, molti fan della band, un tanto di tensione emotiva e di ansietà non del tutto consentanee con una «presa di posizione riflessa e rilassata». E allora?
Allora la “Santa Giovanna” è soprattutto una argutissima satira, oggi di malagevole traduzione scenica, dell’idealismo borghese, che trova piena espressione nei due protagonisti. Mauler, ripugnante affarista ma delicato spirito ipersensibile alla macellazione dei buoi, è anche la prima manifestazione della schizofrenia propria di tanti personaggi brechtiani, indotta dalla società e non, come in Pirandello, dalla psicologia. Giovanna è uno degli “eroi bastonati” di Brecht che, nel teatro epico, imparano dai colpi dell’esperienza, prendendo il posto dell’eroe tragico del teatro drammatico. Così il suo idealismo di benefattrice, che con l’esercito della salvezza non supera di un millimetro la diseguaglianza tra sfruttatori e sfruttati, si evolve in consapevolezza, in “scienza”, pur fallendo alla fine come rivoluzionaria.
Ma la maggiore difficoltà è forse legata all’arduo trasferimento in scena di alcune caratteristiche formali di quest’opera. Brecht si diverte a mettere nel mirino Hölderlin, Schiller, i numi del classicismo tedesco, parodiandone straordinariamente lo stile, espressione logica e conseguente, per lui, dell’odiato idealismo, l’ideologia della classe dominante. Così ha invece scopi diametralmente opposti la ripresa, nel percorso dell’«eroe bastonato», di un altro linguaggio arcaico, quello preclassico, con la sua scarna esemplarità biblica, espressione della ideologia della classe dominata. Non a caso Benjamin aveva collegato l’eroe «non tragico» di Brecht al Cristo delle passioni medievali, e sembrano risuonare con questa genealogia le ultime stazioni del martirio di Giovanna nella versione di ErosAntEros: prima deposta nella vasca-spa di Mauler, ora divenuta scannatoio e sepolcro, infine avvolta in un sudario e fatta Santa.
Olindo Rampin


Santa Giovanna dei Macelli
di Bertolt Brecht
copyright Suhrkamp Verlag AG Berlin per gentile concessione dell’Agenzia Danesi Tolnay
traduzione Franco Fortini (italiano), Mojca Kranjc (sloveno), Ralph Manheim (inglese)

ideazione, regia e spazio scenico Davide Sacco e Agata Tomšič / ErosAntEros
musiche originali dal vivo Laibach featuring Milan Fras (voce), Mina Špiler (voce, effetti), Bojan Krhlanko (batteria, percussioni), Rok Lopatič (tastiere), Vitja Balžalorsky (chitarra, effetti) composte da Matevž Kolenc
dramaturg Urška Brodar, Florian Hirsch, Aldo Milohnić, Agata Tomšič
con Klemen Kovačič, Danilo Nigrelli, Ivan Peternelj, Katarina Stegnar, Blaž Šef, Agata Tomšič, Matija Vastl
in video Felix Adams, Marco Lorenzini, Maximilien Ludovicy-Blom, Wolfram Koch, Pitt Simon, Philippe Thelen
in audio Boris Kos, Robert Prebil, Matej Recer, Klemen Ulrih, Vito Weis
progetto video Akaša Bojić e Luka Umek / Komposter
disegno luci Vincenzo Bonaffini
costumi Arianna Fantin
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Slovensko Mladinsko Gledališče in collaborazione con Cankarjev Dom TNL – Théâtre National du Luxembourg, ErosAntEros – Polis Teatro Festival, Teatro Stabile di Bolzano

18-21 aprile 2024 – Teatro Arena del Sole, Bologna
24 aprile 2024 – Polis Teatro Festival, Ravenna
novembre 2024 – Cankarjev Dom, Lubiana e Théâtre National du Luxembourg, Lussemburgo

Un pensiero riguardo “L’idealismo fa male e altre verità inattuali della “Santa Giovanna dei Macelli” di Brecht

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