Wien – Tornare nella città degli Asburgo, del valtzer, del Café Sacher è sempre un’occasione stimolante. Vivace a dispetto della sobrietà, dal tono imperiale ma brillante e giovane, Vienna è un crogiolo di tradizioni e di spinte in avanti, tra proposte pop per chi non disprezza i cliché e un po’ di folk-chic per i più curiosi.
All’arrivo si posteggia l’auto e si dimentica di averla. Con gli efficienti (e rilassanti) mezzi pubblici si raggiungono gli snodi principali della capitale asburgica e giusto sotto il capolinea dell’Università, sul lato opposto della grande Rathausplatz rispetto all’imponente Rathaus, vale la pena un passaggio al Burgtheater per verificare la disponibilità degli ultimi posti per uno degli eventi in cartellone.
In alternativa, a poche centinaia di metri, dalla Museumplatz si accede a quella straordinaria fucina di eventi, proposte, incontri, mostre, aperitivi, meeting, concerti, teatro e danza contemporanei che è il Museumquartier (www.mqw.at). Trasmette entusiasmo vedere centinaia di persone di ogni età incontrarsi nel foyer della Tanzquartier (www.tqw.at) o nei café attorno al Leopold Museum (da quelli più fashion a quelli kinder-addicted), nel piazzale della Kunsthalle o nei corridoi del DesignforumWien.
Se per la prima sera si preferisce non precipitarsi subito nei locali del centro, da non perdere Ubl (Pressgasse, meglio prenotare al +4315876437). Nel locale molto tradizionale (e mitteleuropeo) spillano birra dal grande serbatoio e servono uno degli arrosti di maiale migliori della città.
Nel ring centrale vale la pena di non darsi limiti, anche girando a caso. Per chi non avesse già frequentato Vienna, lo Stephansdom – anima religiosa e simbolo della città – non va tralasciato nonostante le code di turisti (se si ha tempo, meglio la messa in latino). Vicino a Michaelerplatz l’antica pasticceria imperiale Demel (in Kohlmarkt) incanta gli occhi con le opere dei maestri dolciari e il palato con le meravigliose creme da assaggiare. Sul Graben il negozio principale di H&M è un recupero del grande magazzino Braun & C. e merita un passaggio anche solo per vedere l’ascensore. Alla fine della Kärntner Strasse il Café Sacher è pieno a ciclo continuo, ma una volta seduti la torta a cui ha dato il nome è immancabile, magari preceduta dalla delicata tartare servita con un riesling rosé.
Dirimpetto al Sacher, la Staatsoper è un monumento nazionale che attrae gli appassionati da tutto il mondo con opere liriche a ciclo continuo, i Wiener Philharmoniker nel golfo mistico e i solisti più importanti in scena. La visita guidata vale il biglietto, ma ancora più accattivante, per chi non voglia prenotare un posto in platea, l’accesso ai posti in piedi sotto il palco reale che sono in vendita a pochi euro solo la sera dello spettacolo.
Il Kunsthistorisches Museum (www.khm.at) e il Naturhistorisches Museum richiedono una giornata di visita ciascuno, ma vale la pena una passeggiata tra parchi e piazze collegati. Come un’occhiata ai vialetti dentro Hofburg e al Volksgarten risalendo da Albertinaplatz e la piazza municipale.
Tornando al tema culinario, nonostante la coda (rapida) e la natura turistica, la tradizionale Wienerschnitzel di Zum Figlmüller in Bäkerstrasse (www.figlmueller.at) è un must di pregio e poi, per chi ama l’atmosfera giovane, quasi di fronte l’Alt Café dà l’idea della vivacità della capitale austriaca.
Poco distante, nel quartiere ebraico si respira un’atmosfera peculiare e la passeggiata tocca la suggestiva chiesa gotica Maria am Gestade e la Ruprechtskirche, la più antica di Vienna.
Una vera perla, infine, il MAK (www.mak.at). È il museo delle arti applicate e nelle stanze si spazia dall’architettura al costume, dagli arredi Biedermeier ai reperti storici. Ma per chi può, la cosa migliore è fermarsi per una giornata a leggere tra le sale o ai tavolini del Mak Café, tra un’esposizione temporanea e un caffé sui divani nel loggiato. Anche se due opere magnifiche dello Jugendstil – il modello rivestito di lamine in oro realizzato da Gustav Klimt per il fregio del palazzo Stoclet a Bruxelles e un fregio di Margaret MacDonald – meritano da soli il biglietto.

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