Porto PT – La quercia da sughero, il cui nome scientifico è Quercus Suber L, è un albero antico, misterico, generoso, da sempre simbolo di forza e solidità. Da migliaia di anni – le prime testimonianze risalgono ai tempi di egizi e babilonesi – la sua corteccia viene utilizzata come materia prima per preservare cibi e bevande, come isolante e come materiale decorativo.

Il sughero, lo strato più esterno e protettivo della corteccia, di anno in anno cresce aumentando in volume, in maniera molto simile all’accrescimento degli anelli nel tronco regalando così un materiale unico in natura, estremamente leggero, poroso, elastico, resistente alle intemperie e al tempo.

La sughera è un albero sempreverde che può arrivare ad essere alto 20 metri e vivere più di 200 anni. Il percorso di vita di questo maestoso gigante è estremamente interessante. E proprio per questo una forma peculiare di enoturismo in terra di Portogallo è legata al sughereta-turismo.

LA DECORTICA E LA RACCOLTA DEL SUGHERO
Una sughereta ben curata dimostra che l’uomo può operare in armonia con la natura usandone i doni senza depredarne le ricchezze. Ne è una testimonianza la raccolta stessa del sughero, un processo straordinario che permette di ottenere il materiale che tutti conosciamo e apprezziamo senza abbattere né danneggiare in alcun modo la pianta.

L’attività di decortica è un rituale antico, delicato e sensibile: si svolge dopo che l’albero ha raggiunto almeno 25 anni di età e poi, le volte successive, a distanza di minimo nove anni, in modo che la corteccia abbia il tempo di rigenerarsi. Per questo, se fatta nel rispetto dei ritmi naturali, non aggredisce le piante. Il termine tecnico “decortica” ci aiuta a capire meglio quale sia il procedimento: con un’ascia e incisioni precise l’albero viene “spogliato” della corteccia senza intaccare i tessuti sottostanti. Perché questo avvenga nel pieno rispetto della pianta l’operazione della decortica si effettua solo in estate, quando sono prodotte le nuove cellule di sughero, la cui parete cellulare è ancora tenera e fragile.

L’intero processo richiede una straordinaria cura e lentezza: dalla messa a dimora del seme al primo” raccolto” passano, infatti, circa 25 anni, nell’attesa che la pianta abbia raggiunto una circonferenza di almeno 60 centimetri misurata a 130 centimetri di altezza dal suolo. Il sughero “vergine”, il primo estratto, è utilizzabile solo per la produzione di oggetti decorativi o come isolante nell’edilizia. Dopo minimo 9 anni, l’intervallo minimo tra due raccolte, si ottiene il “sughero secondario”.

Bisognerà aspettare almeno altri 10 anni per arrivare all’estrazione di più alta qualità (“amadia” o sughero da riproduzione) dalla quale si ricava, finalmente, il tappo intero. Da questo momento in poi la sughera potrà essere decorticata per tutto il suo ciclo vitale mediamente altre 15-16 volte.
È questo il processo che diventa fulcro di un’esperienza viva nel cuore delle sugherete. Immersi nella bellezza, i turisti possono farsi incantare da movimenti antichi e scoprire ritmi naturali che si ripetono da secoli.

PROFESSIONALITÀ DELICATE
Dietro questo accurato processo c’è il tocco esperto di decorticatori professionisti che, con il loro sapere e con abili e attente mani, non danneggiano né la corteccia né l’albero. Nelle sugherete la giornata inizia all’alba, quando entrano in scena i “bucadori”, gli esperti artigiani del sughero appunto che celebrano il rito della decortica. Con un’ascia e incisioni precise l’albero viene “spogliato” della corteccia esterna, senza intaccarne i tessuti sottostanti o recare alcun danno. Gli “estrattori” conoscono, e si tramandano da anni, tutti i segreti per preservare la pianta e ottenere il pregiato sughero che darà vita poi ai tappi.

Dopo averlo decorticato, i bucadori dipingono un numero indicante l’anno in cui è stata fatta l’estrazione e preparano le plance estratte per la stagionatura. Il lavoro del decorticatore ha importanti conseguenze per il territorio in cui cresce la foresta, non solo da un punto di vista ambientale ma anche sociale: è infatti l’attività agricola tra le più pagate al mondo e solitamente coinvolge personale che abita nelle località interne o limitrofe della foresta.

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