Praha CZ – Dove si colloca l’Inferno? Dove si gioca la partita delle ossa sfiancate da un dolore che ha le stigmate dell’eterno e la banalità di uno sguardo umano? Muovendo dalla cantica più visionaria dell’Alighieri, il regista Jan Nebeský ha costruito un intenso percorso “a riveder le stelle” fatto di parole sussurrate e masticate, di gesti storditi e a tratti capaci di una potenza consapevole. Un percorso incardinato sulle terzine di Dante, pronunciate come staffilate o strappate alle corde vocali da Lucie Trmíková e David Prachař, e sulle parole-chiave che i danzatori del gruppo 420people hanno ricevuto da Nebeský: ‘blindness’, ‘love’, ‘infidelity’. E poi ancora accidia e lussuria, tristezza, dolore, euforia, paradossi incarnati dai corpi che si tendono all’estremo, che si incastrano a formare una chimera sinuosa e straziata. Corpi che si stringono in amplessi di lotta amorosa, che si arrampicano su torri pericolanti, che ciondolano su tacchi che hanno l’instabilità dell’anima, che lottano abbarbicati a un muro o dondolando appesi alle corde che si stendono verso il cielo.
Il movimento dei danzatori non è necessariamente pulito, ma probabilmente non è nelle intenzioni delle coreografie tracciate da Václav Kuneš con gli altri danzatori – Nataša Novotná, Štěpán Pechar, Saša Volný, Milan Odstrčil. E non è nemmeno nello spirito di un Inferno che rimesta nelle angosce e nelle banalità del vivere, che è terribilmente terreno e ordinario, che vive di una lotta intestina dell’anima con le proprie miserie.
È in questo inferno fatto di carne e sudore, di noia e rumore, che lo spettacolo affonda le unghie per sprigionare energia e per far risuonare Dante nell’oggi, mescolando visioni e passi-a-due, movimenti sincopati e vere e proprie installazioni. Eccellente allora l’integrazione in medias res delle musiche, composte ed eseguite dal vivo da Jan Šikl, e delle luci di Jan Mlčoch che integrano una composizione ad un tempo vivida e rutilante, ipertrofica e scarna.
Giambattista Marchetto
Inferno – Variations on Dante, visto al Roxy/NoD di Praga