Modena – La sua danza viene definita “pura” e “radicale”, ma ad una prima impressione il movimento su cui si muove la ricerca di Nacera Belaza appare poco rigoroso e, in definitiva, poco interessante. L’artista franco-algerina, infatti, costruisce un percorso concettuale che nei suoi lavori sfida la pazienza del pubblico per ripetitività, lentezza o vacuità, ma anche per l’approssimazione tecnica. In questo senso risulta poco chiara la definizione di “coreografa” che le viene attribuita e potrebbe forse sciogliere le riserve un più generico “performer” (che può permettersi di significare tutto e niente).
Il discorso vale, naturalmente, nei limiti della valutazione sugli esiti dei progetti presentati a Modena per il festival VIE. Con “Les Sentinelles”, in prima nazionale, percorre assieme alla sorella 9 metri lineari in 50 minuti facendo quasi nulla. Ispirata dal Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, immagina questo duo femminile in stato di attesa che, con movimenti minimi anche se forse un po’ troppo percettibili rispetto agli intenti, si propone sospeso tra immobilità e movimento generando un’atmosfera di diffusa distrazione tra i presenti. E l’ovvietà corporea dei pochi gesti compiuti mantiene il pubblico in uno stato di dubbiosa distanza.
Va peggio nello studio per il nuovo lavoro (che debutterà al Festival d’Avignon nel 2012…). In 20 minuti sintetizza deboli idee “coreografiche” illuminate da luci fioche e un persistente e più interessante movimento rotatorio, ma l’approssimazione toglie ogni magia.
Giambattista Marchetto