Padova – Un binomio dirompente: Pablo Picasso e Martha Graham. Due rivoluzionari che hanno scomposto e strappato e rimontato in chiave radicalmente nuova l’espressione artistica. Sono loro i protagonisti di “Cercando Picasso”, un lavoro costruito da Antonio Calenda che ha fatto da maestro di cerimonia nell’incontro tra Giorgio Albertazzi e la Martha Graham Dance Company.
Lo spettacolo – visto al Teatro Verdi di Padova – congiunge il movimento potente e denso della compagnia fondata dalla Graham (e oggi diretta da Janet Eilber) con un tessuto di parole e allusioni che l’attore incarna sulla scena. Quello rappresentato da Albertazzi non è però un Picasso vitale e vibrante, ma solo la sua memoria stanca e triste. Un Picasso al tramonto, che sembra abbandonarsi al ricordo nostalgico anche nella mise en espace de “Le désir attrapé par la queue”, scritto da Picasso su toni onirici e surreali, animato da personaggi stralunati, interpretati dalle danzatrici e doppiati da grandi attrici. Ma se il fondale passa da Guernica all’eros, ancora Albertazzi dà corpo a un artista che vibra di passioni verbali più che di travolgenti velleità corporee. E non sembrano abbastanza potenti nemmeno i versi di Lorca che evocano l’amore del pittore per la Spagna e per la tauromachia
Ha invece tutt’altro tenore l’interpretazione rigorosa e, a tratti, fragorosa delle danzatrici. Mantenendo viva l’espressività dolente o ironicamente sanguigna della Graham, le magnifiche interpreti della compagnia newyorkese restituiscono le emozioni delle tele e della vita del genio spagnolo. E nel dare corpo a coreografie storiche della Graham o più recenti della Eilber la danza sublima ogni passaggio e rende meraviglia ogni scorcio dell’universo di Picasso.
È in questo scarto che stanno la bellezza e il limite di questo lavoro: l’incanto febbrile o giocoso, tenero o provocante della danza fa dimenticare la debolezza della parola, ma in questo la rende marginale e fragile.

Giambattista Marchetto

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