Venezia – Ci sono alcuni tra i più significativi attori “dell’eccesso”, contestualizzati e messi a confronto con i “classici” del radicalismo: dai grovigli contrappuntistici di Brian Ferneyhough alla saturazione totale operata dai quarantenni Franck Bedrossian e RaphaëlCendo, dalla smaterializzazione del suono di Salvatore Sciarrino e gli aneliti mistici di Sofija Gubajdulina alla musica costruita sull’unità minima di un solo bit del trentenne Tristan Perich, passando per la fissità ipnotica di Kirill Shirikov o l’urgenza espressiva di Nikolai Popov e Alexander Khubeev, poco più che ventenni compositori russi di intrigante spregiudicatezza.
Non per nulla si intitola Extreme il 56. Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia, che apre un dialogo intenso con minimalismi e massimalismi musicali del nostro tempo. “Ciò che colpisce particolarmente nel panorama musicale dei nostri giorni – evidenzia infatti il direttore Ivan Fedele – sono gli orientamenti estremi: minimalismi e massimalismi che vogliono abitare le regioni di frontiera del linguaggio musicale, approcci apparentemente antitetici che in comune hanno la radicalità dell’intento estetico-poetico, abbandonando di fatto l’atteggiamento politically correct del pezzo che funziona o suona bene”.
Dal 6 e al 13 ottobre Venezia torna dunque palcoscenico della musica contemporanea per 8 giorni densi di appuntamenti tra concerti, installazioni sonore, atelier, performance audiovisive e opere di teatro musicale che presenteranno al pubblico 51 novità, di cui 28 in prima esecuzione assoluta.
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