Pordenone – Incanto e leggerezza. Su queste linee tese tra la vita e l’altrove vibra il fascino di Le Cirque Invisible che da trent’anni Jean-Baptiste Thierrée e Victoria Chaplin svelano al pubblico di mezzo mondo.
Tornato in Italia per una breve tournée, lo spettacolo è partito dal Teatro Verdi di Pordenone, conquistando tre serate da esaurito e lasciando nel pubblico l’impressione di un’astrazione fatta evento collettivo.
Perché lo spettacolo, che ha nell’assenza di drammaturgia l’unica linea drammaturgia, sembra una sorta di parentesi semplice (quasi infantile) nella ordinaria necrosi della fantasia. Thierrée induce ad un sorriso condiscendente con i suoi numeri stralunati da circo del demenziale, tra conigli coccolati e fotomontaggi live, colombe stupite e abiti da paradosso. Prestigiatore ironico e impenitente, ispira tenerezza e assieme una forma di ammirazione per esser arrivato a 75 anni con la freschezza d’animo di un fanciullino.
Il vero incantamento sulla scena, però, lo porta Victoria Chaplin. Qualcuno ha scritto che il talento non va disperso e senza dubbio la performer (termine riduttivo) mostra di averne coltivati molti: minuta come una Trilly accanto al suo Peter Pan, evoca figure animali e mitologiche utilizzando piccoli ombrelli o una sedia a dondolo, scivola su una corda tesa e attraversa il palco su un monociclo, scompare in un grande vaso e suona pedalando una bici. Equilibrismo e janglerie, haiku e poesia sono nelle corde di questa meravigliosa interprete, che solo l’anagrafe colloca oltre i sessant’anni.
Il Cirque di Thierrée e Chaplin si conferma dunque un momento magico da non perdere prima che scompaia. Perché il loro Cirque Imaginaire è anche un pezzo fondante nella storia del nouveau cirque e di quello che è divenuto il circo-teatro.
visto al Teatro Verdi, Pordenone
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