Pordenone – Poco più di un’ora di spensierata ironia, tra luoghi comuni e icone pop. E una dirompente fisicità che trasforma la debolezza di una flebile drammaturgia in un esercizio cine-circense capace di far presa sul pubblico.
Blam! è un gioco fatto di scenografie mobili (a vista) e dai corpi di quattro mimi danesi che non risparmiano energie. Anzi, si lanciano in numeri rocamboleschi, piccole acrobazie, finti combattimenti che giocano sul ralenty (stile Matrix) per enfatizzare la duttilità, la potenza e il controllo dei movimenti. Ogni azione genera una reazione, un rimbalzo, un bernoccolo buffo che si imprime sulla realtà.
Certo, l’ambientazione in un ufficio funge da mero escamotage per contestualizzare le evoluzioni fisiche e ogni riferimento alla valenza “liberatoria” dello spettacolo rispetto alle dinamiche tristi e meschine della vita da ufficio risulta un tantino pretestuoso. Rimane il fatto che la qualità dei performer fa di Blam! uno spettacolo perfetto per un festival estivo – non è un caso che abbia spopolato al Fringe di Edinburgh – mentre in teatro diventa un varietà che gioca su un concetto “debole” di libertà.
Giambattista Marchetto
visto al Teatro Verdi, Pordenone (prima italiana)
L’ha ribloggato su Immagini Inscena.