Mestre – Un concerto polifonico di parole e pensiero, agglomerati come frammenti in un “flusso di incoscienza” che trasforma la somatizzazione verbale in sonorità che genera emozione.
È in questa nebbia di suggestioni poetiche che Frammenti si innesta con coerenza nel percorso creativo che il Teatro del Lemming ha compiuto negli anni. Massimo Munaro ha ripreso il titolo del primo spettacolo (datato 1987) e ne ha mantenuto l’indefinito appello a una bellezza che affiora nel mix di parole, suoni, silenzi.
Tre voci – di Fiorella Tommasini, Chiara Elisa Rossini e Diana Ferrantini – attraversano i secoli nei versi di Sofocle e Pasolini, di Pessoa e Dante e Shakespeare, appoggiando la voce su un tappeto sonoro policromo.
L’assemblaggio dei 17 frammenti ha forse un filo conduttore, dato che sono pezzi utilizzati dal Lemming in spettacoli passati, ma ciascuno può leggerne le trame con una sensibilità propria e confrontandosi con le urgenze poetiche. E in qualche modo è come una marea che sale e avvolge e forse rimargina alcune ferite.
Giambattista Marchetto
visto a Mestre, Centro culturale Candiani