Venezia – Un teatro di forte impatto, che “artiglia” la realtà attraverso la riscrittura e la trasfigurazione dei classici, con azioni sceniche che portano la vita reale e i suoi reali protagonisti in scena, o ancora con il pubblico che diventa co-protagonista dello spettacolo. Su questa linea il direttore Àlex Rigola ha costruito il programma della 44. Edizione del Festival Internazionale del Teatro, che si articola in 10 spettacoli, 4 residenze e 17 laboratori tra il 26 luglio e il 14 agosto.
Ad aprire la Biennale Teatro 2016 è Oskaras Koršunovas con il suo personale Gabbiano, restituendo il dramma cechoviano al suo grado zero, purificato da un secolo di pathos e con una scena scarnificata al massimo: non c’è il lago, non c’è la tenuta estiva, non c’è il teatro, ci sono solo gli attori e gli spettatori, nel ruolo di osservatori di coloro che vivono/recitano sul palcoscenico (2 agosto, Teatro alle Tese, ore 20.00).
Jan Klata, regista e drammaturgo alla testa dello Stary Teatr di Cracovia, il teatro di Kantor, Grotowski, Wajda e Lupa, arriva per la prima volta in Italia inseguito dalla fama del suo teatro politico e dall’appellativo di “theatre dj” per la velocità con cui mixa scene, musica, movimenti, immagini, effetti di suoni e di luci. Alla Biennale porta il suo ultimo spettacolo, premiato in patria con lo Yorick d’oro per la migliore riscrittura shakespeariana del 2015: Re Lear, dramma sul potere e la vecchiaia, riadattato dallo stesso Klata, che sposta la vicenda sulle sponde del Tevere ai nostri giorni, e immerge lo spettacolo nei suoni di James Leyland Kirby, alias The Caretaker, outsider della scena elettronica digitale, nelle coreografie di Macko Prusak, e nelle immagini live dei video in scena (6 agosto, Teatro alle Tese, ore 20.00).
Anche Christiane Jatahy, di nuovo a Venezia dopo l’esordio in Italia alla Biennale dello scorso anno, trasporta le più famose Tre sorelle del teatro europeo in uno spiazzante Brasile di oggi, condensando la vicenda cechoviana in quella dei cinque personaggi principali e intrecciando la prospettiva teatrale con quella cinematografica (che riprende lo spettacolo live): al pubblico la scelta tra le due opzioni. E se andassimo a Mosca?, questo il titolo, dove Mosca simboleggia l’utopia, il luogo dei nostri desideri, oppure il punto di svolta, il salto nel vuoto verso qualcosa di totalmente nuovo, chiede alle tre sorelle Irina, Maša, Olga e al pubblico se sia possibile cambiare (9 agosto, Teatro alle Tese, ore 18.30 e 21.00).
Ancora più radicale è l’operazione compiuta dal catalano Roger Bernat con Please, continue (Hamlet), realizzata con l’artista olandese Yan Duyvendak (30 luglio, Teatro alle Tese, ore 20.00). Ridotta la vicenda del “pallido prence” più famoso al mondo a un mero fatto di cronaca nera, dove Amleto è un giovane sbandato che uccide il padre della sua ex fidanzata, lo spettacolo ne mette in scena il processo secondo tutte le regole. Il teatro è l’aula di un tribunale dove veri pubblici ministeri, giudici, avvocati nel ruolo di se stessi processano Amleto, accusato dell’omicidio del padre di Ofelia, con gli spettatori nel ruolo di giudici popolari. Dopo aver raggiunto oltre 100 rappresentazioni in tanti Paesi del mondo, fra cui l’Italia, è il risultato finale, ogni volta diverso, a restituire intatto il problema sfuggente della ricerca della verità.
È sempre la cronaca tragica e dolorosa – di Bastian Bosse, giovane omicida di compagni e professori e poi suicida, e di Natascha Kampusch, sfuggita dopo dieci anni di prigionia al suo carnefice e carceriere – a ispirare Le chagrin d’ogre di Fabrice Murgia, spettacolo che lo rivelò venticinquenne alla scena europea (13 agosto, Teatro alle Tese, ore 20.00). Due storie parallele con cui Murgia va oltre il dettaglio e la biografia dei singoli per indagare l’universo adolescenziale, il suo immaginario, tutto quel malessere che porta sull’orlo della deriva nel momento cruciale del passaggio all’età adulta. Lo fa attraverso un’estetica iperrealistica, che sfuma la realtà in un universo onirico.
Leone d’argento di questa edizione del Festival, Valeria Raimondi ed Enrico Castellani di Babilonia Teatri trovano ispirazione nell’autenticità della vita e come tale la portano in scena. Accade in Pinocchio, riproposto alla Biennale, dove protagonisti sono tre Pinocchi contemporanei, ovvero i non-attori dell’Associazione “Gli amici di Luca”, che hanno vissuto esperienze di coma e ne portano i segni nel fisico e nello spirito. Sono sul palco a condividere la propria vicenda in uno spettacolo lucido e tenero, dove la fiaba di Pinocchio, di cui restano soltanto pochi frammenti, diventa una chiave per scavare nella vita di ognuno (11 agosto, Teatro alle Tese, ore 20.00).
Su un piano più intimistico si svolge Clôture de l’amour del drammaturgo, regista e coreografo Pascal Rambert: due monologhi e due sguardi diversi che raccontano la violenza della fine di un amore. Lo spettacolo è una prova d’attore ed è diventato un cult di Rambert, che ne ha firmato la messinscena in tante lingue del mondo: Giappone, Stati Uniti, Russia, Croazia, Italia (28 luglio, Teatro alle Tese, ore 20.00).
Su un versante totalmente antinaturalistico e quasi metafisico si colloca il teatro di Romeo Castellucci, a Venezia con Ethica (Natura e origine della mente), primo di un ciclo di cinque azioni sceniche ispirate all’opera spinoziana (3 agosto, Tese dei Soppalchi, ore 19.00 e 21.00). Questa prima azione scenica aveva avuto il suo incubatore nel laboratorio tenuto da Castellucci per Biennale College – Teatro 2013: il lavoro è stato poi ripreso e sviluppato, anche con l’inserzione di un dialogo scritto da Claudia Castellucci, per debuttare in Francia e ora tornare in prima nazionale a Venezia.
Nel Festival trova spazio un affettuoso omaggio a Bob Wilson, maestro dell’astrattismo in scena, dove il gesto è il testo e la luce e il suono hanno un loro vocabolario. Intitolato semplicemente Bob, lo spettacolo è stato realizzato nel 1998 e riallestito nel 2011 per il settantesimo compleanno del regista texano da Anne Bogart, militante di un teatro d’avanguardia che ha influenzato la maggior parte del teatro americano contemporaneo, nonché promotrice di un importante metodo di recitazione elaborato con il regista giapponese Tadashi Suzuki (4 agosto, Teatro alle Tese, ore 20.00).
Con un tocco di vitalità ispanica, Rigola riserva al Festival una tribù immaginaria di danzatori, acrobati, attori, ma anche cavalli, pappagalli e un corvo: il Baro d’Evel Cirk, che condurrà il pubblico in un mondo fantastico che fa appello alla parte più profonda di noi stessi. Bestias, che ha debuttato a Lione lo scorso anno, si svolge sul confine tra ciò che di istintivo e selvaggio c’è in noi e sull’intelligenza e le emozioni di cui gli animali sono capaci, sui legami sottili, rispettosi e teneri che si creano fra gli uni e gli altri. Guidata da Camille Decourtye (cantante e acrobata) e Blaï Mateu Trias (clown), entrambi specializzati al Centre National des Arts du Cirque di Châlons-en-Champagne, la compagnia s’inscrive nella pluridisciplinarietà del nuovo circo: collaborano allo spettacolo l’illustratore Bonnefrite, la compagnia di danza catalana Mal Pelo di Maria Muñoz e Pep Ramis, il musicista Nicolas Lafourest (26, 27 e 28 luglio, Vega – Parco scientifico tecnologico, Marghera).
Anche quest’anno sono nomi indiscussi della scena internazionale a guidare i 17 laboratori di Biennale College – Teatro, da cui sortiranno 9 brevi performance che si intrecceranno agli spettacoli del Festival.
Roger Bernat, Pascal Rambert, Stefan Kaegi, Jan Klata, Fabrice Murgia condurranno ognuno laboratori “verso la creazione”; Declan Donnellan – Leone d’oro alla carriera di questa edizione -, Oskaras Koršunovas, Anne Bogart, Willem Dafoe terranno laboratori destinati al lavoro sull’attore e la recitazione; la compagnia Baro d’Evel introdurrà ai linguaggi del circo; Romeo Castellucci e Christiane Jatahy saranno i maestri dei due laboratori destinati alla regia; Martin Crimp, Simon Stephens, Mark Ravenhill, esponenti della nota generazione “in-yer-face” del teatro inglese, sono i maestri del tre laboratori di drammaturgia; a loro si affianca quello di Eva-Maria Voigtländer, di stanza al Burgtheater di Vienna, che introdurrà la figura squisitamente tedesca del dramturg.
Quattro importanti compagnie saranno in residenza a Venezia per elaborare la prima fase di nuove opere e mostreranno al pubblico l’esito del loro lavoro. Si tratta delle compagnie di Toni Servillo con i Teatri Uniti, di Enrico Casagrande e Daniela Francesconi dei Motus, di Angelica Liddell con Atra Bilis Teatro, di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, fondatori di Babilonia Teatri impegnati a Venezia con ZeroFavole.