PADOVA – È il Collettivo DOM il vincitore dell’edizione 2019 del Premio Rete Critica, promosso e organizzato da riviste online e blog indipendenti di critica teatrale. Il 6 e 7 dicembre gli artisti e le compagnie selezionati per la fase finale sono stati ospiti al Teatro Verdi di Padova – grazie alla collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto – e al termine dello scrutinio il Collettivo DOM si è aggiudicato il premio come miglior spettacolo/compagnia per il progetto L’uomo che cammina, un viaggio nel tessuto urbano e nei suoi spazi “incolti” che incrocia la ricerca letteraria, gli studi sul paesaggio, la filosofia e l’affondo performativo. Sono stati nioltre premiati Fattoria Vittadini come miglior progetto di comunicazione e il Teatro dei Venti come miglior progetto/organizzazione.
Nel corso della due giorni si sono alternate visioni e sguardi teatrali diversi e complementari, capaci di costruire un quadro particolarmente interessante e articolato.
In occasione della serata conclusiva il direttore dello Stibile veneto Massimo Ongaro ha confermato che anche l’edizione del decennale sarà accolta a Padova, già calendarizzata dal 4 al 6 dicembre 2020.
PREMI E MOTIVAZIONI
miglior percorso artistico o di compagnia
DOM – L’uomo che cammina
Un progetto pluriennale che incrocia la ricerca letteraria, gli studi sul paesaggio, la filosofia e l’affondo performativo. Attraverso articolate indagini sulle specifiche di ogni contesto, L’uomo che cammina è un viaggio nel tessuto urbano e nei suoi spazi “incolti”. Approssimandosi a luoghi ipoteticamente più distanti dall’antropizzazione, la realtà quotidiana viene via via destabilizzata e resa artificiale tanto quanto i nostri sogni, portandoci dentro abbazie e piscine, al margine di laghetti e dentro a discariche fumanti, al cospetto di ragazze che cantano rapinose canzoni d’amore incontrando gang di periferia. La realtà così torna vivida, come quella di un sogno al primo mattino.
Il soggetto e l’oggetto dell’esperienza teatrale sono tecnicamente trasposti in uno spazio dove la drammaturgia nasce e cresce vicino ad entrambi, dove è possibile produrre quella peculiare sfasatura e l’indecidibilità tra finzione e realtà quotidiana. Senza però mettere da parte una precipua tensione politica che permette agli spettatori-camminatori di riappropriarsi dello spazio pubblico, prendendo sul serio l’enorme complessità del paesaggio e della città.
miglior progetto-organizzazione
Teatro dei Venti
Una piccola compagnia teatrale, attiva alla periferia di Modena, decide di affrontare una delle crisi che incontra inevitabilmente qualunque percorso artistico rilanciando con un progetto complesso, ambizioso, utopico: un grande spettacolo di piazza ispirato al “Moby Dick” di Hermann Melville, centrata sulla imponente scenografia mobile immaginata da Dino Serra e affidata alla cura progettuale di Massimo Zanelli. Nasce così una imponente nave che diventa la terribile balena bianca, animata da decine di attori-danzatori-acrobati-musicisti, con il coinvolgimento anche dei “non-attori” con cui lavora abitualmente la compagnia: detenuti, immigrati, bambini. Nel corso di 4 anni, superando complessità economiche, realizzative, logistiche, nasce una coproduzione internazionale che porta il “Moby Dick” del Teatro dei Venti in una lunga e prestigiosa tournée (in verità più all’estero che in Italia). Il progetto coniuga creatività artistica e organizzativa con modalità inedite per l’Italia e che possono costituire un interessante modello produttivo.
miglior progetto di comunicazione
Fattoria Vittadini
Una compagnia che porta avanti azioni culturali e artistiche dalla natura dinamica in forte ascolto con le necessità del contemporaneo. In particolare con il progetto Festival del Silenzio, Fattoria Vittadini ha concretizzato l’intenzione di allargare la proposta e la ricezione dei linguaggi performativi, attraverso la creazione di una piattaforma attenta all’accessibilità e all’inclusione, che riflette sui limiti dei consueti meccanismi di comunicazione fino a sradicarli. Una messa in discussione delle convenzionali relazioni performer-spettatore che si fonda su un rigoroso spostamento del proprio punto di vista.