recensione su Il Gazzettino
Veneto – L’analisi psicologica su un bambino vittima di pedofilia parte dal non detto, dal disagio che implode nella sua personalità e che si manifesta con (terribili) metafore poetiche. Sono quasi sempre scene che mescolano un paradossale senso di colpa e una violenta urgenza di fuga. Da quell’immaginario violato e dall’omertà (non sempre conscia) che attraversa i casi di pedofilia prende le mosse “Silenzio”, il lavoro che Patricia Zanco porta in scena da un paio d’anni e che ne evidenzia le forti doti espressive.
Lo spettacolo – passato a Schio, Cittadella e sabato sera al Quirino di Vigonza – nasce dall’incontro tra l’attrice vicentina e un gruppo di ex allieve del bellunese abusate per anni dal loro maestro elementare, poi condannato. Con Daniela Mattiuzzi e Alberto Graziani, la Zanco ha lavorato su una drammaturgia che non rinuncia alla denuncia sociale, ma nemmeno al teatro. La storia del maestro di Trichiana è solo il punto di partenza per un percorso che scava nelle angosce di adulti che sono stati bambini violati, nei disegni surreali di bambine colpite da un amore malato tra le mura domestiche, nelle vicende (purtroppo verissime) di beceri pedofili capaci di costruire un business redditizio sul turismo sessuale nei Paesi sottosviluppati.
Affiancata da Linda Bobbo, la Zanco riesce a rendere evidente la superficialità con cui i media e una parte dell’opinione pubblica approcciano il problema. E soprattutto spicca un protagonista indiscusso in ogni storia di pedofilia: il “silenzio” del titolo, assordante e spontaneo in chi preferisce rinunciare a guardare in faccia la realtà.
Lo spettacolo – che pure ha vinto il Premio Off dello Stabile del Veneto – si scontra con una frequente ritrosia a confrontarsi con un tema delicato e scomodo. Eppure merita attenzione per la qualità attoriale, per un testo denso e non scontato, per la rinuncia alla facile via della cronaca e l’adesione ad una poetica che allude, che si fa gesto teatrale terribile ma necessario.
Giambattista Marchetto
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“Silenzio” travolge nel buio, malvagita’, distruzione. L’ inamissibile puo’ essere in chiunque. Aprire stanze oscure, scoperchiare segreti, sondare pozzi profondi, toccare l’ orrore, puo’ essere un modo per giungere alla luce della ragione e del cuore. Le persone sono quello che sanno e possiamo fare con quel che sappiamo.