Trento – Sulla scena è sguinzagliato un coro di Erinni della memoria, che lamenta il peso della colpa della caccia cruenta. La forma teatrale è quella del coro tragico in cui il canto, il gesto e la visione si sovrappongono. E mentre su un grande schermo emerge il volto molteplice della vittima, su due laterali si consuma l’agone tra due ufficiali nazionalsocialisti con pensieri divergenti.
È cruda e violenta, toccando paure e azioni ancestrali, la nuova produzione del gruppo trevigiano Anagoor intitolata “L.I. Lingua Imperii”, che viene presentato in anteprima nazionale giovedì 26 aprile nella serata inaugurale del 60° TrentoFilmfestival.
Anagoor lavora sul tema della caccia all’uomo – lo stermino, il genocidio, la guerra – partendo dalla distinzione tra memoria informativa e memoria del sommerso. “Pur convinti che la diffusione della documentazione storica sia fondamentale – spiega la compagnia – ci proponiamo un percorso teatrale che stimoli una riattivazione della memoria in quel sepolto che lascia sgomenti e che proprio per questo è sottoposto ad un processo di oblio”.
L’azione di caccia dell’uomo sull’uomo è focalizzata sul Caucaso, limite estremo dell’Europa, confine geografico naturale, “montagna delle lingue e intreccio fittissimo di popoli, labirinto che traccia e insieme confonde i confini, i limiti, le distinzioni”. E non parla di metafore, perché “sono fenomeni storici veri – avverte Anagoor – antiche e odiose abitudini secondo le quali alcuni uomini si sono fatti predatori di altri uomini” e ancora nel Novecento “questa caccia feroce ha intriso il suolo d’Europa del sangue di milioni di persone”.
I riferimenti per Anagoor sono opere di autori appartenenti a generazioni successive ai massacri, testi nei quali affiora la necessità di ricordare e di confrontarsi con una tragica memoria collettiva.

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