Vicenza – Non si può dire che la lingua di Jean Racine sia oggi uno stimolo radicale per un regista, ma probabilmente una traduzione meno letterale e un po’ spregiudicata potrebbe rendere “Fedra” più sgarbata e dunque più interessante. Se invece la scelta, nell’approccio alla messinscena del testo, rimane legata ad una versione fortemente letteraria, probabilmente il lavoro sugli attori richiede uno sforzo maggiore per dare al lavoro un impatto sul pubblico contemporaneo.
Queste valutazioni sono probabilmente impervie per Tauras Cizas, attore e collaboratore di Eimuntas Nekrosius, che nella messinscena del suo Fedra. An impression – visto al Teatro Olimpico di Vicenza nel Ciclo di classici curato da maestro lituano – è costretto ad un passaggio di secondo grado (dal francese al lituano, passando per l’italiano). Non possiamo sapere, naturalmente, come lo sguardo di un regista baltico si relazioni con questi passaggi, ma purtroppo l’esito dell’allestimento visto sul palcoscenico palladiane è tutt’altro che felice.
Lo spettacolo è rispettoso dell’originale, probabilmente fin troppo. Ma la cadenza seicentesca appesantisce la messinscena, che scivola troppo spesso sull’enfasi melodrammatica e parallelamente verso una leziosità noiosa. Il lavoro sugli attori appare (quando appare) debole e distaccato. E se la Fedra di Diletta Acquaviva ha la forza drammatica delle protagoniste di una soap all’italiana, Anna Bellato (l’ancella Enone) è comunque spinta su toni sopra le righe e riesce a dimostrare le proprie qualità interpretative grazie alla qualità del gesto e della postura. L’Ippolito di Alessandro Marini sembra privo di spina dorsale, ma la delusione più grande si affronta con il Teseo di Gaetano Bruno: un attore che ne Il festino di Emma Dante aveva saputo danzare con le scope rendendola vive e parlare muto con il solo movimento delle spalle rivolte al pubblico, si scopre senza nerbo a recitare battute di petto senza sfiorare le corde di un sentire più autentico.
Ci sono pur sempre le invenzioni gestuali e l’utilizzo allegorico del movimento che richiamano alla tradizione da cui Cizas proviene, eppure – spiace dirlo – questo Fedra. An impression ha il proprio limite maggiore proprio nell’incapacità di imprimere forza a ciò che avviene sulla scena. Mancano spessore e forza. Non sappiamo, naturalmente, quale avrebbe tutto essere la resa di un allestimento firmato da Cizas in lituano. Purtroppo in italiano non ha quasi nulla da dire.

Un pensiero riguardo “Fedra è l’eroina di una soap senza spessore”