16-Notre-peur-deVenezia – Strutturato come un festival-laboratorio che ha fatto di Venezia il luogo di una riflessione sul teatro a più voci, il 43. Festival Internazionale del Teatro diretto da Àlex Rigola alza il sipario dal 30 luglio al 9 agosto. Parallelamente agli spettacoli – 13 in programma, di cui 9 in prima italiana – si svolgeranno 18 laboratori. Con artisti, drammaturghi, registi, coreografi e compagnie di evidenza internazionale che, nella diversità degli stili, sono espressione di un teatro che sente l’urgenza di raccontare il presente.
C’è Christoph Marthaler, Leone d’oro alla carriera 2015, che inaugura il Festival con Das Weisse vom Ei/Une île flottante, in cui scardina le certezze del linguaggio e gli inganni della comunicazione nell’incrocio esilarante di tedesco e francese dei personaggi (il testo attinge a La polvere negli occhi di Labiche). 03 maria-braunC’è Thomas Ostermeier con la versione teatrale del celebre film di Fassbinder Il matrimonio di Maria Braun, amara parabola sul presunto “miracolo tedesco” del secondo dopoguerra (lo spettacolo è stato riallestito per il Festival di Avignone 2014). E c’è il più giovane Fabrice Murgia, Leone d’argento 2014, considerato cantore della solitudine urbana e delle angosce generazionali, che in Notre peur de n’être racconta gli hikikomori, giovani iperconnessi che vivono reclusi da ogni contatto col mondo. E ancora Falk Richter, drammaturgo e regista per la prima volta in Italia, che in Never Forever, insieme al coreografo israeliano Nir de Volff, dipinge una società post-umana, percorsa da guerrieri metropolitani, individui in lotta per la sopravvivenza pronti a commettere atti estremi. La compagnia spagnola La Zaranda con El Régimen del Pienso che mette in scena l’alienazione del posto di lavoro; il teatro politico di Milo Rau con il suo International Institute of Political Murder che in Hate Radio ricostruisce la stazione della Radio-Télévision Libre des Mille Collines e le sue trasmissioni, strumento di una aggressiva campagna razziale che contribuì in maniera determinante al genocidio dei tutsi in Rwanda nel 1994. La regista brasiliana Christiane Jatahy, che come Richter arriva per la prima prima volta in Italia con la Biennale, riconduce un classico strindberghiano, Julia, ai nostri giorni facendo coesistere cinema e teatro, mondo reale e mondo virtuale.
05-el-regimen-del-piensoDa non perdere Antonio Latella con i tre monologhi MA, Caro George e A. H. riuniti in una serata unicaun trittico sul ‘900 attraverso tre figure emblematiche (Pasolini, Francis Bacon, Adolf Hitler) che rappresentano anche tre differenti prospettive sull’uomo e sulla sua relazione con il mondo; Jan Lauwers e la Needcompany con The blind poet (in procinto di debuttare il 12 maggio al Kunstenfestival des Arts di Bruxelles) in cui, partendo da una visita nella moschea di Cordova denuncia le menzogne della storia e la manipolazione delle informazioni attraverso i secoli; Oskaras Koršunovas che trasforma i camerini degli attori nel palazzo di Elsinore per il suo Hamlet; mentre Romeo Castellucci e la Socìetas Raffaello Sanzio in Giulio Cesare. Pezzi staccati estrapolano dallo storico spettacolo realizzato nel 1997 i due monologhi di “…vskij” e di Marco Antonio, pezzi staccati del “dramma della voce alle prese con il potere retorico della parola”.
04-helen-cerina-iper-realisLa compagnia Agrupación Señor Serrano, Leone d’argento per l’innovazione teatrale del Festival, con A House in Asia che racconta una caccia all’uomo come fosse un western, una storia di indiani e cow boys: attraverso un dispositivo che mescola modellini in scala, video proiezioni, manipolazione dell’immagine in tempo reale e performance, la casa di Osama Bin Laden diventa il contenitore di tutte le scene dello spettacolo, dalla Casa Bianca alle praterie dell’Afghanistan.
C’è, infine, la grande metafora sull’intolleranza e l’abuso di potere di El Caballero de Olmedo di Lope De Vega, un classico del siglo de oro, che Lluís Pasqual porta in scena con giovani attori cui danno spazio due compagnie di teatro pubblico, con un progetto parallelo al lavoro di Biennale College.

Alle giovani compagnie italiane più innovative il 43. Festival Internazionale del Teatro riserva uno spazio (31 luglio e 1, 7, 8 agosto) al Teatro Fondamenta Nuove con Young Italian Brunch, che allude all’orario non canonico – mezzogiorno – in cui si presenterà un assaggio del panorama nazionale, con il desiderio di renderlo visibile soprattutto a operatori e curatori stranieri. Le compagnie invitate sono: Collettivo Cinetico, Helen Cerina, Babilonia Teatri, Anagoor.

La terra trema, capolavoro neorealista di Luchino Visconti, è il titolo scelto da Àlex Rigola che racchiude il senso dei 7 laboratori condotti da Christiane Jatahy, Antonio Latella, Jan Lauwers, Fabrice Murgia, Milo Rau, Falk Richter, Agrupación Señor Serrano con gli attori selezionati per Biennale College. Ognuno dei 7 registi dovrà scegliere come titolo e come tema del proprio laboratorio una delle tante aree geopolitiche di crisi che sono storia dei nostri giorni. I laboratori si concluderanno con la presentazione al pubblico, l’ultimo giorno del festival domenica 9 agosto, di spettacoli in un percorso che toccherà vari luoghi della città di Venezia.

“Pensando a un pubblico sempre più consapevole, ad appassionati e curiosi che intendono approfondire le loro conoscenze, il mondo poetico di un regista, le passioni che lo ispirano ma anche il metodo che lo guida – rimarca il direttore Rigola – il 43. Festival Internazionale del Teatro invita gli artisti in programma con workshop e spettacoli a partecipare a un ciclo di incontriaperto agli spettatori. Ogni incontro si svolgerà il giorno successivo al debutto sulla scena, proprio per dare modo al pubblico di avere un riscontro concreto sullo spettacolo visto. Gli incontri inoltre saranno programmati in modo da consentire la partecipazione a tutti gli iscritti ai workshop di Biennale College, permettendo loro la conoscenza diretta anche di quegli artisti che conducono percorsi diversi dal proprio”.

Programma integrale su www.labiennale.org

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