Rahimi_pn1Pordenone – Prende il via sabato 10 marzo, a Pordenone, la 24. edizione di Dedica, evento che apre la stagione dei maggiori festival culturali del Friuli Venezia Giulia e che porta ancora una volta la città di Pordenone alla ribalta nazionale. Lo scrittore afgano Atiq Rahimi è il protagonista quest’anno del festival organizzato dall’Associazione Thesis con la direzione di Claudio Cattaruzza.

Dieci gli appuntamenti in programma – fra libri, teatro, musica, incontri.
Sabato 10 marzo, alle 16.30, nel teatro Verdi, il festival sarà aperto da una conversazione con il suo protagonista. A dialogare con Atiq Rahimi il saggista e giornalista culturale Fabio Gambaro (La Repubblica, L’Espresso, Le Monde), nonché direttore dell’Istituto italiano di cultura a Parigi: una prima occasione per conoscere il poliedrico universo culturale di Rahimi, nel quale la passione per la scrittura, la letteratura e le arti visive non sono mai estranei alle sue origini e al mondo che le circonda.
Ulteriori approfondimenti e contenuti inediti sono presenti nella monografia che accompagna il festival: un’intervista allo scrittore di Fabio Gambaro, un inedito di Atiq Rahimi per Dedica e uno scritto originale di Tahar Ben Jelloun.

Domenica 11 marzo, alle 11, nella biblioteca di Pordenone, che collabora all’evento, Atiq Rahimi inaugurerà la sua mostra fotografica L’IMMAGINE DEL RITORNO (presentazione del critico d’arte Angelo Bertani). Dopo vent’anni d’esilio Rahimi, nel 2002, è ritornato a Kabul e attraverso il filtro di una vecchia e rudimentale macchina fotografica si è incamminato sulla via che avrebbe potuto portarlo a riconquistare l’identità perduta. Ne è nato un racconto in cui la fotografia accompagna per mano la scrittura e la scrittura accompagna per mano la fotografia.

Lunedì 12 marzo, nel Convento di San Francesco, primo appuntamento con il teatro. TERRA E CENERE, lettura scenica tratta dal romanzo di Atiq Rahimi, con Fausto Russo Alesi e scenofonia di Roberto Tarasco, è una storia che si svolge nei dintorni della città di Polkhomrí, in Afghanistan, negli anni dell’occupazione sovietica. Lo scenario è un paesaggio fisico e umano ridotto all’osso. I protagonisti sono un vecchio e un bambino seduti sul ciglio della strada…

Martedì 13 marzo, alle 11, si rinnova il prestigioso appuntamento che porta l’ospite di Dedica a Venezia, all’Università Ca’ Foscari. IL POTERE DELLE PAROLE è il titolo della conversazione con Atiq Rahimi, condotta da Marie-Christine Jamet e Gabrielle Gamberini. E sempre martedì 13, nel Convento di San Francesco, l’attesa presentazione del nuovo libro di Atiq Rahimi, GRAMMATICA DI UN ESILIO (ed. Bottega Errante), un racconto intimo e poetico, una meditazione su ciò che resta della propria vita quando si perde la terra dell’infanzia e si è costretti all’esilio. Sarà curata dallo scrittore Paolo di Paolo. Nell’occasione Rahimi riceverà il Premio Crédit Agricole Friuladria “Una vita per la scrittura”.

Mercoledì 14 marzo, alle 11, nella sala consiliare del municipio, la cerimonia ufficiale per la CONSEGNA DEL SIGILLO DELLA CITTÀ A ATIQ RAHIMI, prestigioso riconoscimento assegnato a persone che onorano l’alto senso del sociale, della cultura e della politica. Sempre mercoledi 14 , Dedica si declina in cinema e propone in collaborazione con Cinemazero il film COME PIETRA PAZIENTE, tratto dal best seller di Atiq Rahimi vincitore del Goncourt nel 2008, “una di quelle opere straordinarie che ogni tanto il cinema sa dare, incantandoci e costringendoci a pensare al dolore del mondo, e in questo caso all’oppressione delle donne cui tutto viene negato in società patriarcali, dominate dalla frustrazione sessuale e dalla tirannia religiosa.” (Natalia Aspesi, “La Repubblica”, 28 marzo 2013). L’introduzione sarà curata da Atiq Rahimi e da Riccardo Costantini.

Giovedì 15 marzo, alle 20.45, nel Convento San Francesco, spazio ancora alla parola in scena con DODICI MOVIMENTI PER IN-COMPLETARE, lettura del testo tratto dal libro La ballade du calame di Atiq Rahimi: il racconto intimo e poetico della condizione di esiliato e della ferita insanabile che ne segue prende vita sul palco attraverso la voce dell’autore, cui si alterna quella di Alice Rahimi, attrice e figlia di Atiq. Il coordinamento scenico è di Ferruccio Merisi, con interventi musicali di Giorgio Pacorig. Collabora il Circolo Controtempo.

Venerdì 16 marzo, alle 20.45, ancora nel Convento San Francesco, si parlerà di AFGHANISTAN: UN CONFLITTO SENZA FINE con Manlio Graziano (presenta Cristiano Riva), insegnante di geopolitica, collaboratore del Corriere della Sera e di Limes, autore di diversi saggi. Collabora l’associazione culturale Aladura.

Sabato 17 marzo, alle 20.45, finale in musica, nel convento San Francesco, con ARMONIE E LINGUAGGI, il concerto dello Gnu Quartet (Raffaele Rebaudengo – viola, Francesca Rapetti – flauto, Roberto Izzo – violino e Stefano Cabrera – violoncello), curioso connubio fra identità musicali diverse. Il risultato è un animale da palco con il corpo da musicista classico, il cervello da jazzista e le zampe da rockettaro. Collabora l’associazione culturale Sexto.
Scrittore e cineasta, Atiq Rahimi è nato a Kabul in Afghanistan nel 1962. Nel 1984, dopo l’invasione sovietica, fugge dall’Afghanistan e trova rifugio in Francia, dove ottiene asilo politico e successivamente la cittadinanza. A Parigi completa gli studi conseguendo un master in Cinema e comunicazione audiovisiva. In seguito realizza numerosi spot pubblicitari e diversi documentari tra cui ricordiamo Zaher Shah, le royaume de l’exil (2000), (A)fghanistan: Un Etat impossible? (2002) per la televisione francese. Nel 2000 pubblica Khâkestar o khâk (traduzione italiana Terra e cenere, Einaudi, 2002) che gli conferirà una notorietà internazionale. La trasposizione cinematografica da lui diretta vince il Prix du Regard vers l’Avenir al Festival di Cannes del 2004 ed ottiene altri numerosi riconoscimenti. Nel 2002 pubblica, ancora nella sua lingua madre, Hezar Khane e Khab Va Ekhtenagh (traduzione italiana: Le mille case del sogno e del terrore, Einaudi, 2003), nel 2004 Tassvir va tassavore bazghasht (traduzione italiana: L’immagine del ritorno, Einaudi, 2004). Nel 2008 con Syngué sabour. Pierre de patience (traduzione italiana: Pietra di pazienza, Einaudi, 2009) scrive il primo romanzo direttamente in francese. Il libro in breve diventa il “caso” letterario dell’anno e gli vale l’assegnazione del prestigioso Premio Goncourt. Anche da questo libro viene tratto un film di cui cura la regia e, insieme a Jean-Claude Carrière, la sceneggiatura. Nel 2011 pubblica Maudit soit Dostoïevski (traduzione italiana: Maledetto Dostoevskij, Einaudi, 2012), nel 2015 La ballade du calame (traduzione italiana: Grammatica di un esilio, BEE, 2018).

 

www.dedicafestival.it

 

 

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